LA GENTILEZZA
Come si fa a essere gentili? Esistono tecniche per sviluppare un certo modo d’essere e di agire? La risposta è sì: possiamo coltivare le qualità della gentilezza: gioia, fiducia, empatia, generosità, e via dicendo. Ma prima bisogna verificare una condizione essenziale: che la nostra relazione con queste qualità sia buona. Se pensandoci sentiamo irritazione, o sensi di colpa e di inadeguatezza, o ci giudichiamo in modo negativo, queste sono tutte interferenze che ci stancano e ci opprimono. Perché prendere la gentilezza come scusa per farsi del male? Più assurdo di così si muore.
Quando qualcuno di questi personaggi (senso di colpa o di inadeguatezza, irritazione) fa capolino non si può ignorarlo. Bisogna capire da dove viene, e in che maniera ci condiziona. E poi bisogna tenerlo d’occhio, perché può causare disastri. La gentilezza offre il vantaggio di poterci rendere la vita più facile e più felice. Ma possiamo coltivarla solo se siamo convinti che la desideriamo per davvero. La gentilezza non può avere origine da un malinteso senso del dovere o da una costrizione esterna. L’unica vera gentilezza sgorga spontanea dal cuore. Le qualità della gentilezza non devono essere adottate come strumenti di tortura – è un uso improprio, che le contraddice in maniera plateale. Come si fa a criticare se stessi perché non si è abbastanza tolleranti, o dubitare di avere abbastanza fiducia, o deprimersi perché non si ha abbastanza gioia? Stop! Allarme! Direzione sbagliata! Inoltre non è possibile avere tutte le qualità in maniera completa e perfetta. Che cosa vogliamo diventare, Babbo Natale? Le varie qualità della gentilezza sono in realtà vie di liberazione. Sono delle maniere per allargare la gamma delle nostre idee e delle nostre emozioni, e così arricchire la nostra vita e quella degli altri. Non sono una nuova legge da aggiungere alle altre che già regolano la nostra vita e magari ci limitano, ma una via che ci conduce a nuove possibilità.
Vista questa premessa essenziale, vediamo le maniere pratiche per coltivare la gentilezza e le sue qualità.
1 – Riflessione
Anzitutto pensarci. Per dieci minuti ogni giorno per un periodo, diciamo, di un mese, pensiamo a una delle qualità della gentilezza. Scriviamo tutte le idee che ci vengono in mente. Esaminiamo il soggetto da tutti i lati possibili. Ce ne domandiamo le caratteristiche, il significato, le ramificazioni. Ci chiediamo come sarebbe la nostra vita se esprimessimo in maggior misura questa qualità. Non ci spaventiamo dei momenti in cui non ci viene in mente più niente, oppure solo le stesse idee di prima e pensiamo di avere esaurito l’argomento. E invece continuiamo a riflettere. In questo modo andiamo a fondo in questo soggetto, lo facciamo nostro. Noi diventiamo ciò a cui pensiamo. Se pensiamo alle nostre disgrazie, diventiamo amari. Se pensiamo alla gentilezza diventiamo gentili. Questa è la meditazione.
2 -Visualizzazione
Il secondo modo è di immaginare di essere già così. Se, per esempio, la qualità da noi scelta è la fiducia, immaginiamo vividamente di essere già fiduciosi. Immaginiamo il calore e il benessere che sentiamo a essere fiduciosi. Immaginiamo di avere già tutte le emozioni che vengono con la fiducia. Immaginiamo quale stile di pensiero adotteremmo se fossimo più fiduciosi: per esempio, saremmo più ottimisti.
Si può immaginare qualcosa che non esiste ancora, perchè nell’immaginazione tutto è possibile. Quando noi immaginiamo di essere in un certo modo, il nostro sistema nervoso impara ad esserlo. Noi diventiamo ciò che immaginiamo di essere.
3 – Simboli
Il terzo modo è il simbolismo. Possiamo visualizzare per qualche minuto un simbolo che rappresenta la gentilezza o una sua qualità: un sole che irradia una luce calda e benefica, per esempio, o una fonte di acqua purissima, o un albero secolare che accoglie e protegge fra i suoi rami numerosi esseri viventi, o le mani di due persone che si toccano e si stringono, o qualsiasi altra immagine simbolica che troviamo convincente ed efficace. I simboli sono il modo più efficace per parlare al nostro inconscio, perchè sono il suo linguaggio. Sono una porta che si apre sulla dimensione psicologica e spirituale che vogliamo evocare in noi stessi.
4 – Azione
Il quarto modo è l’azione. Fare qualcosa di gentile: le occasioni non mancano. Scrivere una lettera per tirare su il morale a qualcuno, o preparare il caffè a un amico un po’ stanco, o leggere una storia ai bambini prima di dormire. Impariamo facendo. Ogni nostro atto evoca gli stati d’animo e i pensieri corrispondenti. Siamo tutti apprendisti: impariamo a essere gentili facendo atti di gentilezza.
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La gentilezza si può coltivare. Come qualsiasi altro tratto o comportamento. Pensiamo a un orto. Ci possiamo coltivare gli ortaggi che vogliamo. Prima li scegliamo, poi prepariamo il terreno, poi seminiamo, poi concimiamo e annaffiamo, e in seguito seguiamo con attenzione ciò che sta crescendo. Allo stesso modo, con le nostre azioni, i nostri pensieri, le nostre immagini mentali, e soprattutto la nostra attenzione ripetuta, possiamo scegliere oggi ciò che, a poco a poco, vogliamo diventare domani.
(Piero Ferrucci – www.pieroferrucci.it )